Negli ultimi anni con l’avvento dei social il potere digitale, inteso come potere dei big data e quindi dell’informazione è stato via via detenuto sempre più maggiormente da pochi grandi gruppi di compagnie. La grande conseguenza di tutto ciò è la carenza di concorrenza di mercato e quindi anche di innovazione.

La “biodiversità” digitale è stata recentemente analizzata da un team di ricercatori australiani, che ha scansionato la bellezza di quasi 18 miliardi di commenti, con link annessi, online pubblicati tra Reddit e Twitter a partire dal 2006. Dall’analisi si è potuto evincere che la specialità dei link postati nei commenti con un coefficiente tra 0 che sta a significare la massima convergenza e quindi diversità e 1, che sta a significa invece ovviamente minima diversità.
I risultati sono lampanti e di facile lettura alla fine dei giochi: 20 anni fa su internet c’era molta più diversità, con la bellezza di oltre 20 link diversi ogni 100 commenti pubblicati. Nel 2020 invece si sono stimati una media di appena 5 link diversi ogni 100 commenti pubblicati. Quindi ancora, il 60-70% del focus sui principali social media utilizzati da tutta la popolazione mondiale, si è incentrata su poco meno di 10 domini.

Inoltre è emerso che i primi 1.000 siti più visitati al mondo crescono di popolarità e di uso e consumo a velocità spropositata senza soluzione di continuità giorno dopo giorno ovviamente andando a loro volta a depauperare i siti e domini più piccoli e di nicchia.
Nonostante tutto ciò però ogni giorno nascono nuovi servizi su internet, nuove applicazioni e nuovi prodotti, dai servizi di messaggistica allo shopping, dalle piattaforme per trovare lavoro a quelle per giocare o lavorare e incontrarsi.

Lo studio inoltre ha calcolato anche come nel corso della sua storia il web abbia radicalmente mutato la propria vitalità, poiché se nel 2011 oltre il 50% dei siti creati 5 anni prima era ancora attivo, nel 2015 invece la tendenza è andata decisamente in senso opposto e questa percentuale si era ridotta sino al 3 % in maniera più che drastica.
Secondo i ricercatori stessi infatti è ruolo principale quello dei governi il promuovere lo sviluppo della diversità digitale, mettendo la lente di ingrandimento sulla responsabilità dei grandi paesi occidentali e non.